Si può fare a meno della Ricerca?

15 Giugno 2016

di Pietro Barbucci

 

Nell’ambito dell’ennesima grande ristrutturazione del gruppo Enel, è stato messo in moto un processo che, pare di capire, porterà alla scomparsa della funzione Ricerca del gruppo.

Sarebbe una scelta grave, rilevante anche dal punto di vista simbolico, che concluderebbe nel peggiore dei modi un processo di ridimensionamento e di progressiva riduzione del perimetro delle attività che ha caratterizzato la Ricerca dell’ Enel negli ultimi anni.

La Ricerca dell’ Enel è stata, per decenni, una delle strutture di Ricerca e Sviluppo più importanti del nostro Paese, uno straordinario serbatoio di competenze che si sono collocate spesso a livelli di eccellenza in ambito internazionale. Pur nei travagli dei grandi cambiamenti che hanno interessato il settore elettrico, l’ Enel aveva sempre fatto la scelta di mantenere forti competenze interne nell’ innovazione tecnologica,  dedicando rilevanti risorse umane e finanziarie alla Ricerca e Sviluppo nei diversi settori di interesse aziendale. Fu così anche quando, dopo la liberalizzazione del settore elettrico e la perdita forzata di importanti fette di attività (la Trasmissione, buona parte della Generazione, la parte più redditizia della Distribuzione) l’ Enel cedette  quelle parti della ricerca che svolgevano attività legate ai rami di azienda che aveva perduto, ma tenne per sé la ricerca più legata al core business aziendale. Nacquero allora, fuori dall’ Enel, La Ricerca per il Sistema Elettrico, di proprietà pubblica (oggi GSE) e, all’ interno dell’ azienda, Enel Ricerca, un’ unità fortemente integrata con le funzioni aziendali di carattere operativo ma anche capace di supportare il vertice aziendale nella definizione delle strategie. Negli anni in cui l’ azienda fu guidata da Paolo Scaroni e, soprattutto, durante il primo mandato di Fulvio Conti il ruolo della Ricerca crebbe ulteriormente in azienda: con un forte  inserimento di personale altamente qualificato  e mettendo a disposizione ingenti risorse finanziarie furono definiti e portati avanti, con successo, importanti progetti strategici di R&S che fecero dell’ Enel uno dei leader europei dell’ innovazione.

La crisi finanziaria del 2008 e la conseguente crisi economica modificarono profondamente lo scenario del settore elettrico. Si resero necessari tagli agli investimenti e tra questi un drastico ridimensionamento interessò proprio quelli in ricerca e sviluppo. Fu un errore. Nel momento in cui la crisi mordeva e i margini delle aziende si riducevano, bisognava pensare a nuovi modelli di business, nel definire i quali la ricerca aveva un ruolo centrale. Continuare ad avere forti competenze tecniche nei settori emergenti e disporre di prodotti e servizi innovativi, sviluppati in proprio, poteva essere la carta vincente nell’ accresciuta competizione interna ed internazionale. Basta pensare a cosa avrebbe potuto fare l’ Enel se fosse stata pronta a cogliere in pieno le opportunità del mercato dei servizi energetici e di quello dei  cosiddetti  “prosumers” (i consumatori che sono anche piccoli produttori di elettricità), lasciati in mano di una miriade di piccolissimi operatori locali di professionalità spesso assai scarsa. Purtroppo, invece, anziché riorientare le priorità della ricerca fu scelta la via dei tagli e, di ridimensionamento in ridimensionamento, si è giunti all’ oggi. Un oggi nel quale la sfida non è più la crisi economica (in via di lento superamento) ma il rapidissimo cambiamento tecnologico nei settori della generazione e della rete. Un cambiamento che può essere affrontato con successo solo se non si disperdono ma anzi si rafforzano le competenze interne nei settori chiave dell’ innovazione.

Vogliamo ancora sperare in un ripensamento dei vertici dell’ Enel. L’ Enel che rinuncia alla ricerca e ne cancella perfino il nome dall’organigramma aziendale non sarebbe una buona notizia né per l’ azienda né per il nostro Paese.

No Comments

Lascia un commento