Contro le elezioni – recensione

13 Marzo 2016

Contributo di Gian Cosimo Grazzini

Segnalo questo libro perché lo considero interessante sia per le analisi che per le proposte. L’autore parte dall’affermazione che i due pilastri di una democrazia funzionante sono la legittimità e l’efficienza. Le democrazie occidentali sono in crisi per un deficit sia di efficienza che di legittimità. Van Reybrouck prende poi in esame le diagnosi fatte da più parti che addossano la colpa di questa crisi a diversi soggetti e fattori, così per i populisti la colpa è dei politici, per i tecnocrati la colpa è della stessa democrazia, per chi punta alla democrazia diretta la colpa è della rappresentatività. Per l’autore il problema sta invece nella esclusività dei meccanismi elettivi per la scelta dei rappresentanti. Richiamandosi alle democrazie dell’antica Grecia e ad alcune realtà rinascimentali, soprattutto italiane, sottolinea come il metodo del sorteggio dei rappresentanti fosse più democratico di quello elettivo introdotto nelle democrazie moderne dalle rivoluzioni francese e americana. Le elezioni dei rappresentanti in Francia e negli Stati Uniti a fine Settecento risultavano una procedura aristocratica con limitazioni importanti al diritto di voto;  solo nel Diciannovesimo e Ventesimo secolo si è avuto un processo di democratizzazione delle elezioni che ha portato a un periodo “d’oro” del funzionamento delle democrazie sulle due sponde dell’Atlantico nell’immediato secondo dopoguerra. Per l’autore la crisi attuale ha però la sua origine proprio in quel meccanismo esclusivamente elettivo scelto a fine Diciottesimo secolo per tutte le cariche istituzionali tranne che per le giurie popolari delle corti di Assise. Propone quindi di ripescare il sistema del sorteggio da sostituire e/o affiancare a quello elettivo applicandolo gradualmente iniziando da organismi consultivi e da piccoli paesi. Riferisce di esperienze di questo tipo già sperimentate in diversi paesi tra cui Canada, Irlanda, Islanda, Olanda, con risultati incoraggianti. L’obiettivo è quello di stimolare la partecipazione dei cittadini e di arginare il fenomeno della personalizzazione e della professionalizzazione della politica. Completano il volume, una bibliografia ragionata dalla quale si apprende come questo tema del sorteggio, lungi dall’essere una trovata estemporanea dell’autore, sia oggetto di studio in molte università europee e americane, e un elenco di siti internet che si occupano della democrazia partecipativa. Insomma, a dispetto del titolo e del sottotitolo, che potrebbero far  pensare a un libro provocatorio, si tratta di un libro serio che analizza cause e propone rimedi all’attuale crisi delle nostre democrazie: un libro da leggere.

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